CremonaJazz: quartetto “All Stars” per l’atto finale
È giustamente definito come un quartetto di “All Stars”: David Linx alla voce, Antonio Fara. al pianoforte, Kyle Eastwood al contrabbasso e Mike Baker alla batteria. I concerto dei quattro musicisti conclude stasera, venerdì 31 maggio, (ore 21) l’edizione 2019 di CremonaJazz: sul palcoscenico dell’Auditorium Arvedi un programma eclettico, in grado di mescolare “dal jazz alla musica brasiliana fino alla musica pop, proponendo alcune composizioni originali e rivisitazioni di alcuni fra i brani più celebri composti da artisti quali Sonny Rollins, Ivan Lins, Joni Mitchell e Freddie Hubbard”.
Parliamo con la voce del gruppo, David Linx.
Maestro, Lei si è esibito in in Europe e negli Stati Uniti. Trova che in Italia la ricezione del jazz e i gusti siano diversa? O, come si dice spesso, la Musica è un linguaggio universale?
Quando ho scoperto l’Italia è stato davvero un regalo inaspettato. Già a partire dagli anni Novanta, quando Paolo Fresu mi ha introdotto qui, coinvolgendomi in un progetto musicale in Sardegna. Per un musicista l’Italia è davvero il paradiso: è una nazione che ama la vocalità, vanta una tradizione di eccellenti cantanti ed è, al tempo stesso, la patria delle grandi melodie. Bisogna essere all’altezza di questa tradizione. Riguardo ai gusti del pubblico: l’Italia ha sempre avuto una forte identità nel campo del jazz e qui, ogni anno, ascolto sempre nuovi talenti. Non ho mai notato grandi differenze rispetto ad altre nazioni. Proprio in virtù di questa identità, penso. Gli ascoltatori non sono diversi da quelli di altre platee e, francamente, l’omologazione non è una qualità che ricerco, né desidero assecondarla: poichè è la mia stessa musica a raccogliere e convogliare le influenze più diverse, il primo da convincere sono io. La Musica diventa un linguaggio universale solo quando si ha una chiara idea di cosa si vuole comunicare e quando si è sicuri della solidità della musica stessa.